Welfare Granata: "Recidiva carcere crolla sotto al 10% con il lavoro in cooperativa: il modello che fa risparmiare lo Stato e restituisce vite alla società" martedì 17 giugno 2025 Le proposte di Confcooperative Federsolidarietà in occasione della seconda edizione di “Recidiva Zero” PreviousNextPreviousNextDownloadEmail this "Mentre l’Italia spende 4 miliardi l’anno per gestire carceri con picchi fino al 90% di recidiva, un modello prova a spezzare il circolo vizioso: su 100 detenuti formati e assunti da cooperative sociali, meno di 10 tornano a delinquere. E ogni euro investito in questo percorso genera benefici netti per la collettività, trasformando il carcere da "trappola sociale" a ponte verso il reinserimento. Lo dimostrano i numeri della filiera giustizia di Confcooperative Federsolidarietà: 430 milioni di fatturato, 11.500 occupati, e 3.000 ex-detenuti stabilizzati nel lavoro post-carcere." Così il presidente di Confcooperative Federsolidarietà Stefano Granata in occasione della seconda edizione di “Recidiva Zero. Studio, formazione e lavoro in carcere e fuori dal carcere”, evento atteso e organizzato dal CNEL in collaborazione con il Ministero della Giustizia presso il DAP, che segue il successo della prima edizione e il convegno “Cooperazione sociale e giustizia: un ponte tra carcere e società. Esperienze di innovazione ed impatto sociale” di Confcooperative Federsolidarietà. Con un fatturato complessivo di oltre 430 milioni di euro e un capitale investito di quasi 380 milioni di euro, le 189 cooperative sociali aderenti a Confcooperative Federsolidarietà, attive anche nella filiera della giustizia, dimostrano la forza e la solidità di un modello capace di creare valore e opportunità L'impegno di Confcooperative Federsolidarietà si traduce in numeri concreti anche sul fronte occupazionale: le cooperative del sistema hanno dato lavoro a oltre 11.500 persone nella filiera della giustizia. In particolare, le cooperative sociali di tipo B, specializzate nell'inserimento lavorativo, si confermano una "locomotiva" per le opportunità di occupazione in carcere, assumendo oltre un terzo dei detenuti impiegati grazie anche agli incentivi della Legge “Smuraglia”. Non solo lavoro retribuito: l'azione delle cooperative sociali si estende a un'ampia gamma di servizi. Oltre 1.500 detenuti ed ex-detenuti sono coinvolti in percorsi di formazione, tirocini e borse lavoro, mentre si stima che circa 3.000 ex-detenuti che hanno intrapreso un percorso lavorativo in cooperativa vi rimangano anche dopo il termine della pena. A ciò si aggiungono servizi residenziali per oltre 4.000 persone, inclusi detenuti ed ex-detenuti con problemi psichiatrici e di dipendenze, e altri interventi di reinserimento socio-lavorativo post-detenzione. "La cooperazione sociale agisce come un ponte essenziale tra il carcere e la società, concretizzando la finalità rieducativa della pena e la funzione sociale della cooperazione, sancite dagli articoli 27 e 45 della nostra Costituzione," afferma il presidente Granata. "Attraverso un modello integrato che vede la collaborazione tra cooperative di tipo A e B, stiamo costruendo una filiera completa che va dalla profilazione delle competenze dei detenuti all'accoglienza residenziale, dalla formazione all'inserimento lavorativo, sia nelle nostre cooperative che presso altre imprese." Per rafforzare ulteriormente questo sistema virtuoso, Confcooperative Federsolidarietà sta sviluppando una piattaforma tra le proprie cooperative sociali, imprese sociali e consorzi. L'obiettivo è fornire risposte concrete su tre fronti principali: politiche attive del lavoro (profilazione, bilancio delle competenze, mediazione lavorativa), interventi sull'abitare e una rete di servizi specializzati di accompagnamento (ad esempio nella salute mentale), e il rafforzamento delle filiere imprenditoriali per l'inserimento lavorativo dei detenuti. L'impegno di Confcooperative, che viene rilanciato in occasione dell'iniziativa del CNEL e con la firma del Protocollo da parte del vicepresidente vicario Confcooperative Marco Menni, mira a superare la frammentarietà e la precarietà di alcune realtà, estendendo le opportunità di lavoro e garantendo che, una volta scontata la pena, ogni individuo abbia una reale sistemazione e un futuro concreto. Il successo in termini di fatturato e occupati è la prova tangibile dell'efficacia di questo approccio, che beneficia l'intera società riducendo la recidiva e promuovendo l'inclusione. (Foto: Intervento Sefano Garnata presidente Confcooperative Federsolidarietà, firma protocollo Marco Menni vicepresidente vicario Confcooperative) Alessandra Fabri Riproduzione riservata © 435
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