Censis-Confcooperative, i disastri ambientali "cancellano" il Pnrr, Gardini, a rischio 1 impresa su 4

Censis-Confcooperative, i disastri ambientali "cancellano" il Pnrr, Gardini, a rischio 1 impresa su 4

martedì 20 febbraio 2024

I disastri naturali e cambiamenti climatici costano al nostro paese 210 miliardi

Censis-Confcooperative, i disastri ambientali "cancellano" il Pnrr, Gardini, a rischio 1 impresa su 4

«È di 210 miliardi di euro il conto che disastri naturali e cambiamenti climatici hanno presentato al nostro paese. Si tratta di un costo pesantissimo pari all’intero importo del PNRR e a 10 manovre finanziarie. Di questi 210 miliardi ben 111 sono determinati dagli effetti dei cambiamenti climatici. Ecco perché la cura del territorio non è un costo, ma un investimento sul sistema paese». Lo dice Maurizio Gardini presidente di Confcooperative commentando i dati che emergono dal Focus Censis Confcooperative “Disastri e climate change conto salato per l’Italia” che certifica, dati alla mano, come negli ultimi 40 anni 1/3 del valore dei danni provocati da eventi estremi nella Ue sia stato “pagato” dall’Italia.

 «Venendo agli ultimi anni parliamo di 42,8 miliardi solo dal 2017 al 2022. Nel 2022 è costato quasi 1% di PIL, lo 0,9% per l’esattezza, pari a 17 miliardi circa: un importo – precisa Gardini – poco inferiore a una manovra finanziaria».

Impatto sulle imprese «Ben 1 Pmi su 4 – aggiunge Gardini – sono minacciate, perché localizzate in comuni a rischio frane e alluvioni e presentano una probabilità di fallire del 4,8% più alta di quella delle altre imprese una volta che si sia verificato l’evento avverso» (Tab 1).

Tab. 1 – Le piccole e medie imprese italiane e l’esposizione al rischio fisico (val. % sul totale PMI Italia)

Rischio fisico

%

Molto alto

1,4

Alto

6,7

Medio

13,2

Basso

17,7

Molto basso

61,0

Totale imprese

100,0

Fonte: Cerved

Allo stesso modo queste imprese realizzerebbero un risultato economico inferiore del 4,2% e una dimensione d’impresa, in termini di addetti, anch’essa inferiore alle imprese localizzate in territori non esposti a rischi di frane e alluvioni (Tab 2).

Tab. 2 – Impatto degli eventi naturali sulle imprese italiane negli anni successivi all’evento. Confronto fra imprese localizzate in comuni colpiti e non colpiti da frane e alluvioni

Indicatori

Rispetto a imprese localizzate in comuni non colpiti da frane e alluvioni

Probabilità di fallimento

Superiore al 4,8%

Ricavi

Inferiori al 4,2%

Addetti

Inferiori all'1,9%

Durata degli effetti da eventi avversi

4-5 anni

Tipologia di imprese

Micro e piccole imprese nei settori delle Costruzioni e dei Servizi

Aree territoriali

Mezzogiorno, aree rurali

Fonte: Banca d’Italia

L’agricoltura è il settore più colpito, solo nel 2022 persi circa 900 milioni «L’agricoltura – aggiunge Maurizio Gardini – è il settore economico che risente di più le conseguenze dei cambiamenti climatici. L’andamento dell’economia agricola nel 2022 ha registrato un calo della produzione dell’1,5%, poco meno di 900 milioni di euro». (Tab 3)

Tab. 3 – Siccità e alluvioni stremano l’agricoltura italiana. Produzione e valore aggiunto di agricoltura, silvicoltura e pesca in Italia. 2022 (v.a. in milioni di euro correnti 2022, var. %)

Indicatori

Milioni di euro valori correnti

%

Var.% di volume 2022/2021

Produzione di Agricoltura, silvicoltura e pesca

74.659

100,0

-1,5

Consumi intermedi

37.238

49,9

-1,0

Valore aggiunto di Agricoltura, silvicoltura e pesca

37.422

50,1

-1,8

Fonte: Istat

Buona parte del risultato negativo è da imputare alla diffusa siccità e alla carenza di precipitazioni, tanto che il 2022 è considerato l’anno più caldo di sempre. Quasi tutte le tipologie di coltivazioni hanno subito un duro contraccolpo: la produzione di legumi (-17,5%), l’olio di oliva (-14,6%), i cereali (-13,2%). In flessione anche ortaggi (-3,2%), piante industriali (-1,4%) e vino (-0,8%). Il comparto zootecnico ha subito una riduzione della produzione pari allo 0,6%.

Dal punto di vista territoriale, la flessione del volume di produzione ha avuto una maggiore incidenza nel Nord Ovest (-3,5%) e nel Sud (-3,0%), mentre al Centro non si è registrata alcuna variazione.

Se si guarda al valore aggiunto, la tendenza negativa appare particolarmente evidente nel nord Ovest con un -7,6%. Al Sud il valore aggiunto si riduce del 2,9%.

La storia dei disastri naturali e del climate change: tra il 1980 e il 2022, in Italia le perdite economiche causate da eventi estremi e da disastri naturali si attestano sui 210 miliardi di euro. I cambiamenti climatici hanno prodotto danni per 111, di cui 57,1 miliardi di euro per alluvioni; ondate di calore, con un costo pari a 30,6 miliardi (14,6%); le precipitazioni per 15,2 miliardi di euro (7,2%). Siccità, incendi boschivi e ondate di freddo, invece, hanno causato danni per 8,2 miliardi. I disastri: poco meno di 100 miliardi, sono imputabili a terremoti, eruzioni, frane e altri fenomeni geofisici (Tab 4).

Tab. 4 - Le perdite economiche causate da disastri naturali ed eventi climatici estremi in Italia per tipologia di evento. 1980-2022 (v.a. in mld di euro 2022 e val.%)

Disastri naturali ed eventi estremi

v.a. in mld €

%

Terremoti e altri eventi geofisici

99,1

47,1

Alluvioni

57,1

27,2

Ondate di caldo

30,6

14,6

Precipitazioni

15,2

7,2

Altro (siccità, incendi boschivi e ondate di freddo)

8,2

3,9

Totale eventi estremi

210,2

100,0

Fonte: elaborazione Censis su dati Agenzia Europea dell’Ambiente

 

Negli ultimi 40 anni 1/3 del valore dei danni provocati da eventi estremi nella Ue è stato “pagato” dall’Italia (Tab. 5)

Tab. 5 – Italia paese a più alto rischio economico in Europa. Perdite economiche causate da disastri naturali ed eventi climatici estremi. 1980-2022 (v.a. in mld di euro 2022 e val.%)

Paesi

v.a. in mld €

%

di cui, da eventi climatici estremi

v.a. in mld €

% sul totale per paese

Italia

210.202

27,4

111.110

52,9

Germania

167.342

21,8

167.299

99,9

Francia

120.962

15,8

120.613

99,7

Spagna

86.260

11,2

83.781

97,1

Grecia

21.947

2,9

11.935

54,4

Romania

20.242

2,6

17.526

86,6

Resto UE

140.239

18,3

138.202

98,5

UE 27

767.194

100,0

650.466

84,8

           

Fonte: elaborazione Censis su dati Agenzia Europea dell’Ambiente         

  Francesco Agresti

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