Si è svolto a Roma, presso il Palazzo della Cooperazione, l’evento conclusivo della prima stagione della rassegna nazionale “Pari ma non Uguali”, promossa da Cooperazione Salute insieme alle unioni territoriali di Confcooperative, in collaborazione con Confcooperative Sanità e la Commissione Donne CooperAzione.
L’incontro, dal titolo “Sintesi di Genere”, ha rappresentato un momento di restituzione e sintesi di un percorso che, tra il 2024 e il 2025, ha attraversato tutta Italia con 11 seminari regionali dedicati alla medicina di genere e alla medicina delle differenze.
La rassegna ha coinvolto cooperative, professioniste e professionisti sanitari, mondo accademico, istituzioni e sistemi sanitari regionali, con un obiettivo chiaro: promuovere un approccio alla salute capace di riconoscere le differenze biologiche, sociali e culturali tra donne e uomini, per garantire appropriatezza clinica, efficacia delle cure ed equità di accesso ai servizi sanitari.
Come emerso nel corso della giornata, essere pari non significa essere uguali, ma avere pari diritto alla migliore cura possibile, costruita sui bisogni reali delle persone.
Nel suo intervento, Odorizzi, presidente di Cooperazione Salute, ha sottolineato il tratto distintivo del percorso: «C’è un tratto cooperativo in questo cammino. Quanto emerso dal confronto sui territori non è un sapere che si disperde: il risultato di questo progetto sarà condiviso e messo a disposizione di tutti i nostri assistiti».
Un concetto ribadito anche da Giuseppe Milanese, presidente di Confcooperative Sanità: «La medicina di genere non è un adempimento formale, ma una lente indispensabile quando affrontiamo prevenzione, cura e fragilità. Se ignoriamo le asimmetrie tra donne e uomini, rischiamo politiche assistenziali lontane dalla realtà delle persone».
Per Alessandra Rinaldi, presidente della Commissione Donne CooperAzione, la medicina di genere è una sfida che riguarda l’intero sistema:«Non riguarda solo le donne. Un approccio uniforme ha prodotto effetti discriminanti. Con “Pari ma non Uguali” vogliamo richiamare l’attenzione sulla salute di donne e uomini, valorizzando le differenze. Non è un caso che oltre il 60% della forza lavoro nelle cooperative sia composta da donne».
Il confronto è stato arricchito dagli interventi di esperte ed esperti provenienti da università, Servizio Sanitario Nazionale, ordini professionali e sistemi sanitari regionali, a testimonianza del carattere multidisciplinare e istituzionale del progetto. Tra gli interventi:
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Paola Pasqualini, coordinatrice del Gruppo di lavoro nazionale sulla Medicina di Genere della FNOMCeO
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Elisa Pontoni, responsabile del Pronto Soccorso dell’ASFO di Pordenone, insieme a Barbara Basso, direttrice della Struttura Complessa di Assistenza Farmaceutica della stessa azienda
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Lorella Franzoni, presidente del Master in Medicina di Genere dell’Università di Parma
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Silvia De Francia, professoressa associata di Farmacologia all’Università di Torino, divulgatrice scientifica e riferimento nazionale sulla farmacologia genere-specifica.
Nel corso della giornata è stata presentata anche la brochure “Corpi da ascoltare. La medicina di genere raccontata”, realizzata con la supervisione scientifica delle relatrici coinvolte. La pubblicazione utilizza l’approccio della medicina narrativa, dando voce a storie di vita che mostrano come sesso e genere influenzino diagnosi, sintomi, percorsi di cura e vissuti personali.
La brochure si inserisce in una più ampia strategia di comunicazione che comprende materiali informativi, calendari tematici, newsletter e contenuti digitali, con l’obiettivo di portare la medicina di genere dentro le comunità, rendendola accessibile, concreta e comprensibile.
A chiudere i lavori è stata Fabiola Di Loreto, direttore generale di Confcooperative, che ha rilanciato l’impegno per il futuro:«È stata una giornata per informare, divulgare con semplicità e fare prevenzione. Abbiamo condiviso risultati che nascono da un viaggio che vogliamo e dobbiamo continuare. Dobbiamo dare risposte di welfare alle persone, affiancando il pubblico e mettendo a sistema la nostra rete».
L’appuntamento di Roma segna dunque la fine della prima stagione di “Pari ma non Uguali”, ma soprattutto l’inizio di una nuova fase: rafforzare reti, formazione e strumenti di divulgazione, affinché la medicina di genere diventi parte strutturale delle politiche sanitarie e dei modelli di cura.
Alessandra Fabri