Territorio

Welfare, Belluno e Treviso: servono risorse e visione comune per la tenuta del settore

Le cooperative sociali della provincia di Belluno aderenti a Federsolidarietà Belluno e Treviso alzano la voce e lanciano un appello ai candidati alle elezioni regionali del prossimo 23 e 24 novembre, che dell’attenzione al sociale e ai servizi di qualità al cittadino hanno fatto terreno comune di riflessione e proposta.

Quella delle imprese bellunesi è una realtà vitale per la tenuta sociale, economica e demografica del territorio montano; da oltre quarant’anni garantiscono servizi essenziali alle comunità locali — dall’assistenza domiciliare all’inclusione lavorativa, dai servizi educativi alla cura delle persone fragili — contribuendo in modo decisivo al benessere collettivo e alla coesione dei territori montani. La provincia di Belluno, inoltre, vanta una tradizione cooperativa tra le più antiche d’Italia: proprio qui, nel 1872, nacque la prima latteria cooperativa del Paese, simbolo di una comunità che ha sempre creduto nella forza dell’unione e della mutualità. Oggi, quello stesso spirito continua a vivere in realtà di imprenditoria cooperativa di lunga tradizione, che testimoniano la capacità della cooperazione di evolversi nel tempo mantenendo saldi i propri valori fondativi: solidarietà, democrazia economica e radicamento territoriale.

Il ruolo delle cooperative

Un modello vincente e identitario, che oggi, tuttavia, si trova ad affrontare sfide strutturali e criticità profonde, che rischiano di compromettere la sostenibilità del welfare locale e, con essa, la qualità della vita nelle aree montane.

«Le cooperative sociali vivono spesso un’ambiguità di ruolo: trattate come soggetti “ibridi”, a metà tra impresa e associazione, con regole di mercato non sempre chiare – sottolinea Luca Sartorato, presidente di Federsolidarietà Belluno e Treviso - Se infatti si chiede alle cooperative di contribuire economicamente alla realizzazione di un servizio, è necessario riconoscerle come partner a pieno titolo, e non come meri esecutori di un mandato pubblico. Occorre, quindi, ridefinire in modo chiaro il quadro normativo e le regole di ingaggio con la Pubblica Amministrazione, valorizzando la specificità e il ruolo della cooperazione sociale come soggetto al servizio delle comunità, ma dotato di una propria autonomia e responsabilità imprenditoriale».

«Le imprese sociali della provincia di Belluno non chiedono privilegi, ma una visione comune. – ribadisce Manuel Noal, vicepresidente di Confcooperative Belluno e Treviso - Occorre un’azione corale tra pubblico, privato e Terzo Settore, capace di valorizzare la montagna come laboratorio di innovazione e sostenibilità. Solo così sarà possibile garantire un futuro ai servizi, alle persone e alle comunità che abitano questi territori. La nostra è una storia importante, una storia che chiede di essere raccolta e rilanciata, per affrontare con responsabilità e visione le sfide del futuro».

Le criticità del sistema

Uno dei principali ostacoli segnalati dalle cooperative bellunesi è la mancanza di risorse adeguate. Le quote e i corrispettivi per i servizi erogati non coprono più i reali costi di gestione, mentre l’incertezza nella programmazione e nella distribuzione dei fondi pubblici rende difficile ogni pianificazione di medio-lungo periodo. A questo si aggiunge una burocrazia sempre più pesante, che assorbe tempo ed energie a scapito della qualità dei servizi.

Come e più delle altre province venete, il Bellunese soffre una crescente difficoltà nel reperire personale qualificato e nel mantenere competenze specialistiche sul territorio. Parallelamente, nella pubblica amministrazione si riscontra una scarsità di competenze tecniche adeguate a gestire rapporti con il privato sociale: carenza che complica i processi di coprogettazione e collaborazione e che richiede investimenti nella formazione e nella valorizzazione delle competenze locali.

Un tema particolarmente sensibile è quello degli appalti pubblici, che spesso privilegiano logiche puramente economiche a scapito del radicamento territoriale, con il rischio tangibile di impoverire

ulteriormente il tessuto sociale della provincia, riducendo la capacità delle comunità di prendersi cura di sé stesse.

Le opportunità

La montagna bellunese è un territorio ricco di potenzialità, reso ancora più attrattivo dai cambiamenti sociali e lavorativi degli ultimi anni: lo smart working ha riacceso l’interesse per la qualità della vita e la centralità della persona, rendendo nuovamente attrattivi contesti abitativi più sostenibili, ma vivere e lavorare in montagna è possibile solo se esistono servizi adeguati. Le cooperative sociali rappresentano il principale motore di questi servizi: mantenerle vitali significa mantenere viva la montagna, garantire risorse e visione strategica, con investimenti mirati che interrompano il circolo vizioso che lega lo spopolamento alla carenza di servizi.

Uno strumento prezioso nelle mani della pubblica amministrazione e delle cooperative sociali resta quello della coprogettazione che deve però essere applicato facendo attenzione a non svuotarlo di senso: troppo spesso le cooperative vengono coinvolte nella fase di progettazione, ma successivamente i servizi vengono messi a gara, vanificando lo spirito partecipativo dell’iniziativa.

Serve una programmazione strategica di lungo periodo, tarata su bisogni del territorio e dotata di maggiore consapevolezza e formazione tecnica per chi opera nel pubblico.