Territorio

Reggio Emilia, al via il progetto Ribes contro il disagio giovanile

Sono più di 550 i bambini e i ragazzi reggiani delle scuole primarie e delle secondarie inferiori coinvolti nelle azioni del progetto “Ribes” (Risorse Integrate per i Bisogni Educativi Speciali”), finalizzato a prevenire quella povertà educativa dei minori che alimenta la zona grigia di un disagio giovanile fatto di fragilità che rischiano di diventare croniche e, non di rado, sfociano nel bullismo e sottostanno anche al fenomeno delle baby-gang.

Ribes è un progetto selezionato da Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, che vede in campo 9 regioni e, per l’Emilia-Romagna, il Comune di Reggio Emilia e le cooperative sociali Madre Teresa e Progetto Crescere, capofila di una rete che ha mobilitato anche 83 insegnanti degli istituti comprensivi Pertini2 ed Einstein di Reggio Emilia e l’istituto comprensivo di Cadelbosco Sopra.

Una parte del progetto (che proseguirà fino a dicembre) si è conclusa in questi giorni con la consegna di 29 computer e 15 Kit per laboratori scolastici agli istituti coinvolti e nei quali, dal 2019 sono stati realizzati 46 momenti formativi per genitori e insegnanti, 114 percorsi di apprendimento creativo, 30 laboratori di supporto extrascolastico, con l’aggiunta di un investimento di 40.000 euro per materiale didattico, doti tecnologiche ed esperienze dei ragazzi al di fuori dell’aula.

«Queste cifre – sottolineano Annunziata Cuscito e Annamaria Agosti, due delle referenti del progetto per le cooperative sociali Madre Teresa e Progetto Crescere – sottolineano bene l’ampiezza e l’intensità del percorso di sostegno educativo che coinvolge scuola, famiglia e i servizi sociali del Comune di Reggio Emilia».

«Un insieme di competenze ed esperienze – proseguono Cuscito e Agosti – unite da tre grandi obiettivi che si riconducono alla prevenzione del disagio giovanile: aumentare, innanzitutto, le competenze, cognitive e non, dei minori, insieme alle opportunità educative a loro disposizione; generare relazioni responsabilizzanti tra scuola, famiglia e comunità, partendo proprio dalla scuola come luogo privilegiato di incontro e intercettazione precoce del disagio; rafforzare, infine, il lavoro congiunto degli attori che hanno ruoli educativi, e quindi genitori, insegnanti, operatori scolastici e sociali».

«Lo sguardo della grande équipe che ha co-progettato con le scuole – osservano le due referenti per Madre Teresa e Progetto Crescere – si è orientato in modo particolare sui bambini che presentano bisogni educativi speciali che nascono da svantaggi socio-economici, linguistici e culturali e non sono certificati, cosicchè per loro non è previsto alcun sostegno e alcun affiancamento strutturale».

Uno sguardo specifico, dunque, ma attività rivolte a tutti i bambini e ragazzi, chiamati anche a firmare un “Patto di classe” in cui si sono impegnati “a realizzare il progetto Ribes per aumentare le cose belle che siamo e per trovare possibile soluzione ai bisogni che sentiamo».

È dunque a supporto di questo impegno che le scuole potranno utilizzare i 29 computer e i 15 kit per i laboratori; «strumenti – concludono Annunziata Cuscito e Annamaria Agosti – attraverso i quali gli insegnanti potranno continuare le azioni che sono state introdotte e accompagnate grazie a Progetto Ribes».