Festival Economia: Di Loreto, da cooperative welfare per 7 milioni di persone, siamo antidoto contro disuguaglianze
L'economia sociale come strumento per contrastare le diseguaglianze e ripopolare le aree interne del Paese. È il tema al centro del panel "Economia sociale e diseguaglianze: nuove regole europee in discussione" che ha aperto la partecipazione di Confcooperative al Festival dell'Economia di Trento, con il direttore generale Fabiola Di Loreto e Barbara Poggio dell'Università di Trento.
Un modello alternativo che mette al centro la persona
"Non esiste un solo modello economico", ha esordito Di Loreto delineando i contorni di un approccio che l'Unione Europea ha deciso di sostenere con convinzione. "L'economia sociale, a cui l'Ue ha voluto dare impulso, è formata da quei soggetti che mettono al centro la persona e non il profitto".
Un paradigma che trova la sua espressione più concreta nelle cooperative di comunità, nate specificamente "nelle aree interne del Paese per contrastare il fenomeno dello spopolamento". Si tratta di realtà imprenditoriali che uniscono sostenibilità economica e coesione sociale, offrendo una risposta concreta al progressivo abbandono dei territori marginali.
Sette milioni di persone nel welfare cooperativo
Ma l'impatto del movimento cooperativo va ben oltre la sfida demografica delle aree interne. "Le cooperative svolgono una funzione sociale importante non solo in questi territori: erogano servizi di welfare a 7 milioni di persone", ha sottolineato il direttore generale di Confcooperative, ricordando come questa funzione sociale sia "riconosciuta dall'articolo 45 della Costituzione".
I numeri testimoniano la dimensione di un fenomeno che rappresenta una vera e propria infrastruttura sociale del Paese, capace di rispondere a bisogni che spesso il mercato tradizionale o lo Stato faticano a soddisfare in modo efficace ed efficiente.
Democrazia d'impresa e inclusione lavorativa
"La cooperativa è una forma d'impresa partecipata, democratica, che fa da leva anche per l'inclusione lavorativa: per l'affermazione delle pari opportunità e per l'intergenerazionalità", ha spiegato Di Loreto, evidenziando come il modello cooperativo rappresenti un laboratorio avanzato di pratiche inclusive.
In questo senso Confcooperative ha fatto "una scelta precisa, investendo sulla formazione" per consolidare questi aspetti distintivi del modello cooperativo. Un impegno che sta dando risultati concreti, come dimostrano i dati sulla presenza femminile ai vertici delle imprese.
Governance femminile al 27,2%: dieci punti sopra la media
"Nelle cooperative la governance femminile è del 27,2%: 10 punti in più rispetto alla media nazionale", ha rivelato Di Loreto, fornendo un dato che certifica come il modello cooperativo stia anticipando tendenze che il sistema economico nel suo complesso fatica ancora a realizzare.
"Sono passi avanti, anche se c'è ancora tanto lavoro da fare", ha precisato il direttore generale, dimostrando la consapevolezza che il percorso verso una piena parità di genere nei ruoli di responsabilità rimane ancora lungo, pur registrando progressi significativi.
Il panel ha così delineato un quadro in cui l'economia sociale si configura non come alternativa marginale al sistema economico dominante, ma come laboratorio di innovazione sociale capace di coniugare efficienza economica e inclusione sociale, territori e persone, democrazia partecipativa e sostenibilità. Un modello che l'Europa guarda con crescente interesse nella definizione delle nuove regole per un'economia più equa e sostenibile.